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Regolamento d'Istituto

PREMESSA Il Regolamento d’Istituto della Scuola Primaria Paritaria “B. Longo” e delle scuole dell'Infanzia Paritarie "A. Ponzo", "B. Longo" e "Orfanotrofio F." gestite dal Santuario della B. V. del Rosario di Pompei è predisposto nel rispetto delle disposizioni normative vigenti, tenendo conto delle attività svolte e delle particolari situazioni delle nostre scuole. L’azione di educazione e d’istruzione è ispirata anche ai principi e alle finalità generali del D.P.R. n. 249/98, di cui si riporta l’art.1 (Vita della Comunità Scolastica).

1) La scuola è luogo di formazione e di educazione mediante lo studio, l’acquisizione delle conoscenze e lo sviluppo della coscienza critica.

2) La scuola è una comunità di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni. In essa ognuno con pari dignità e nella diversità dei ruoli opera, per garantire la formazione alla cittadinanza, la realizzazione del diritto allo studio, lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno e il recupero delle situazioni di svantaggio, in armonia con i principi sanciti dalla Costituzione.

3) La comunità scolastica, interagendo con la più ampia comunità civile e sociale di cui è parte, fonda il suo progetto e la sua azione educativa sulla qualità della relazione insegnante e studente. Essa contribuisce allo sviluppo della personalità dei bambini, attraverso l’educazione alla consapevolezza della propria dignità e identità, del loro senso di responsabilità e della loro autonomia individuale e persegue il raggiungimento di obiettivi culturali e professionali adeguati alla crescita del bambino e all’inserimento nella vita attiva. La vita della comunità scolastica si basa sulla libertà di espressione, di pensiero, di coscienza, sul rispetto reciproco di tutte le persone che la compongono, “…quale che sia la loro età e condizione, nel ripudio di ogni barriera ideologica, sociale e culturale”. Il nostro Padre fondatore il Beato Bartolo Longo: “…Vi si recava ogni giorno, più e più volte; vi viveva in mezzo; assaggiava la loro minestra; distribuiva loro i famosi fichi secchi leccesi, cotti al forno; si lasciava circondare, assediare, assordare dalle grida, trascinare nei loro giuochi... In mezzo a loro si sentiva bene, a suo agio, felice!...”

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